[ Pobierz całość w formacie PDF ]
N la squisita a terminar corona
Che segga intorno a te manchi o signore 170
Il precettor del tenero idioma
Che da la Senna de le Grazie madre
Pur ora a sparger di celeste ambrosia
Venne all Italia nauseata i labbri.
All apparir di lui l Itale voci 175
Tronche cedano il campo al lor tiranno:
E a la nova inefabil melodia
Letteratura italiana Einaudi 77
Giuseppe Parini - Il giorno
De sovrumani accenti odio ti nasca
Pi grande in sen contro a le bocche impure
Ch osan macchiarse ancor di quel sermone 180
Onde in Valchiusa fu lodata e pianta
Gi la bella Francese; e i culti campi
All orecchio de i re cantati furo
Lungo il fonte gentil da le bell acque.
Or te questa o signor leggiadra schiera 185
Al novo d trattenga: e di tue voglie
Irresolute ancora or quegli or questi
Con piacevol discorso il vano adempia,
Mentre tu chiedi lor tra i lenti sorsi
Dell ardente bevanda a qual cantore 190
Nel vicin verno si dar la palma
Sovra le scene; e s egli il ver che rieda
L astuta Frine che ben cento folli
Milordi rimand nudi al Tamigi;
O se il brillante danzator Narcisso 195
Torni pur anco ad agghiacciare i petti
De palpitanti Italici mariti.
Cos poi che gran pezzo a i novi albori
Del tuo mattin teco scherzato fia
Non senza aver da te rimosso in prima 200
L ipocrita pudore e quella schifa
Che le accigliate gelide matrone
Chiaman modestia, alfine o a lor talento
O da te congedati escan costoro.
Doman quindi potrai o l altro forse 205
Giorno a i precetti lor porgere orecchio
Se a bei momenti tuoi cure minori
Porranno assedio. A voi divina schiatta
Pi assai che a noi mortali il ciel concesse
Domabile midollo entro al cerbro, 210
S che breve lavoro unir vi puote
Ampio tesor d ogni scienza ed arte.
Il vulgo intanto a cui non lice il velo
Letteratura italiana Einaudi 78
Giuseppe Parini - Il giorno
Aprir de venerabili misterj
Fie pago assai poi che vedr sovente 215
Ire o tornar dal tuo palagio i primi
D arte maestri; e con aperte fauci
Stupefatto ber le tue sentenze.
Ma gi vegg io che le oziose lane
Premer non sai pi lungamente: e in vano 220
Te l ignavo tepor lusinga e molce,
Per che te pi gloriosi affanni
Aspettan l ore ad illustrar del giorno.
O voi dunque del primo ordine servi
Che di nobil signor ministri al fianco 225
Siete incontaminati, or dunque voi
Al mio divino Achille al mio Rinaldo
L armi apprestate. Ed ecco in un baleno
I damigelli a cenni tuoi star pronti.
Gi ferve il gran lavoro. Altri ti veste 230
La serica zimarra ove bei fregi
Diramansi Chinesi; altri se il chiede
Pi la stagione a te le membra copre
Di stese infino al pi tiepide pelli;
Questi al fianco ti cinge il bianco lino 235
Che sciorinato poi cada e difenda
I calzonetti; e quei d alto curvando
Il cristallino rostro in su le mani
Ti versa onde odorate, e da le mani
In limpido bacin sotto le accoglie; 240
Quale il sapon del redivivo muschio
Olezzante all intorno; e qual ti porge
Il macinato di quell arbor frutto
Che a Rodope fu gi vaga donzella,
E piagne in van sotto mutate spoglie 245
Demofoonte ancor Demofoonte;
Un di soavi essenze intrisa spugna
Onde tergere i denti; e l altro appresta
Onde imbiancar le guance util licore.
Letteratura italiana Einaudi 79
Giuseppe Parini - Il giorno
Assai Signore a te pensasti: or volgi 250
L alta mente per poco ad altri obbietti
Non men degni di te. Sai che compagna
Con cui partir de la giornata illustre
I travagli e le glorie il ciel destina
Al giovane signore. Impallidisci? 255
Ahi non parlo di nozze. Antiquo e vieto
Dottor sarei se cos folle io dessi
A te consiglio. Di tant alte doti
Gi non orni cos lo spirto e i membri
Perch in mezzo a la fulgida carriera 260
Tu il tuo corso interrompa, e fuora uscendo
Di cotesto a ragion detto bel mondo,
In tra i severi di famiglia padri
Relegato ti giacci a nodi avvinto
Di giorno in giorno pi noiosi e fatto 265
Ignobil fabbro de la razza umana.
D altra parte il marito ahi quanto spiace,
E lo stomaco move a i delicati
Del vostr orbe felice abitatori
Qualor de semplicetti avoli nostri 270
Portar osa in ridevole trionfo
La rimbambita f la pudicizia
Severi nomi. E qual non suole a forza
Entro a melati petti eccitar bile
Quando i computi vili del castaldo 275
Le vendemmie i ricolti i pedagoghi
Di que s dolci suoi bambini altrui
Gongolando ricorda; e non vergogna
Di mischiar cotal fole a peregrini
Subbietti a nuove del dir forme a sciolti 280
Da volgar fren concetti, onde s avviva
De begli spirti il conversar sublime.
Non per tu senza compagna andrai;
Ch tra le fide altrui giovani spose
Letteratura italiana Einaudi 80
Giuseppe Parini - Il giorno
Una te n offre inviolabil rito 285
Del bel mondo onde sei parte s cara.
Tempo fu gi che il pargoletto Amore
Dato era in guardia al suo fratello Imene;
Tanto la madre lor temea che il cieco
Incauto nume perigliando gisse 290
Misero e solo per oblique vie;
E che, bersaglio a gl indiscreti colpi
Di senza guida e senza freno arciere,
Immaturo al suo fin corresse il seme
Uman che nato a dominar la terra. 295
Quindi la prole mal secura all altra
In cura dato avea s lor dicendo:
Ite o figli del par; tu pi possente
Il dardo scocca, e tu pi cauto il reggi
A certa meta. Cos ognor congiunta 300
Iva la dolce coppia; e in un sol regno,
E d un nodo comun l alme strignea.
Allora fu che il sol mai sempre uniti
Vedea un pastore ed una pastorella
Starsi al prato a la selva al colle al fonte: 305
E la suora di lui vedeali poi
Uniti ancor nel talamo beato
Ch ambo gli amici numi a piene mani
Gareggiando spargean di gigli e rose.
Ma che non puote anco in divini petti 310 [ Pobierz całość w formacie PDF ]
zanotowane.pl doc.pisz.pl pdf.pisz.pl exclamation.htw.pl
N la squisita a terminar corona
Che segga intorno a te manchi o signore 170
Il precettor del tenero idioma
Che da la Senna de le Grazie madre
Pur ora a sparger di celeste ambrosia
Venne all Italia nauseata i labbri.
All apparir di lui l Itale voci 175
Tronche cedano il campo al lor tiranno:
E a la nova inefabil melodia
Letteratura italiana Einaudi 77
Giuseppe Parini - Il giorno
De sovrumani accenti odio ti nasca
Pi grande in sen contro a le bocche impure
Ch osan macchiarse ancor di quel sermone 180
Onde in Valchiusa fu lodata e pianta
Gi la bella Francese; e i culti campi
All orecchio de i re cantati furo
Lungo il fonte gentil da le bell acque.
Or te questa o signor leggiadra schiera 185
Al novo d trattenga: e di tue voglie
Irresolute ancora or quegli or questi
Con piacevol discorso il vano adempia,
Mentre tu chiedi lor tra i lenti sorsi
Dell ardente bevanda a qual cantore 190
Nel vicin verno si dar la palma
Sovra le scene; e s egli il ver che rieda
L astuta Frine che ben cento folli
Milordi rimand nudi al Tamigi;
O se il brillante danzator Narcisso 195
Torni pur anco ad agghiacciare i petti
De palpitanti Italici mariti.
Cos poi che gran pezzo a i novi albori
Del tuo mattin teco scherzato fia
Non senza aver da te rimosso in prima 200
L ipocrita pudore e quella schifa
Che le accigliate gelide matrone
Chiaman modestia, alfine o a lor talento
O da te congedati escan costoro.
Doman quindi potrai o l altro forse 205
Giorno a i precetti lor porgere orecchio
Se a bei momenti tuoi cure minori
Porranno assedio. A voi divina schiatta
Pi assai che a noi mortali il ciel concesse
Domabile midollo entro al cerbro, 210
S che breve lavoro unir vi puote
Ampio tesor d ogni scienza ed arte.
Il vulgo intanto a cui non lice il velo
Letteratura italiana Einaudi 78
Giuseppe Parini - Il giorno
Aprir de venerabili misterj
Fie pago assai poi che vedr sovente 215
Ire o tornar dal tuo palagio i primi
D arte maestri; e con aperte fauci
Stupefatto ber le tue sentenze.
Ma gi vegg io che le oziose lane
Premer non sai pi lungamente: e in vano 220
Te l ignavo tepor lusinga e molce,
Per che te pi gloriosi affanni
Aspettan l ore ad illustrar del giorno.
O voi dunque del primo ordine servi
Che di nobil signor ministri al fianco 225
Siete incontaminati, or dunque voi
Al mio divino Achille al mio Rinaldo
L armi apprestate. Ed ecco in un baleno
I damigelli a cenni tuoi star pronti.
Gi ferve il gran lavoro. Altri ti veste 230
La serica zimarra ove bei fregi
Diramansi Chinesi; altri se il chiede
Pi la stagione a te le membra copre
Di stese infino al pi tiepide pelli;
Questi al fianco ti cinge il bianco lino 235
Che sciorinato poi cada e difenda
I calzonetti; e quei d alto curvando
Il cristallino rostro in su le mani
Ti versa onde odorate, e da le mani
In limpido bacin sotto le accoglie; 240
Quale il sapon del redivivo muschio
Olezzante all intorno; e qual ti porge
Il macinato di quell arbor frutto
Che a Rodope fu gi vaga donzella,
E piagne in van sotto mutate spoglie 245
Demofoonte ancor Demofoonte;
Un di soavi essenze intrisa spugna
Onde tergere i denti; e l altro appresta
Onde imbiancar le guance util licore.
Letteratura italiana Einaudi 79
Giuseppe Parini - Il giorno
Assai Signore a te pensasti: or volgi 250
L alta mente per poco ad altri obbietti
Non men degni di te. Sai che compagna
Con cui partir de la giornata illustre
I travagli e le glorie il ciel destina
Al giovane signore. Impallidisci? 255
Ahi non parlo di nozze. Antiquo e vieto
Dottor sarei se cos folle io dessi
A te consiglio. Di tant alte doti
Gi non orni cos lo spirto e i membri
Perch in mezzo a la fulgida carriera 260
Tu il tuo corso interrompa, e fuora uscendo
Di cotesto a ragion detto bel mondo,
In tra i severi di famiglia padri
Relegato ti giacci a nodi avvinto
Di giorno in giorno pi noiosi e fatto 265
Ignobil fabbro de la razza umana.
D altra parte il marito ahi quanto spiace,
E lo stomaco move a i delicati
Del vostr orbe felice abitatori
Qualor de semplicetti avoli nostri 270
Portar osa in ridevole trionfo
La rimbambita f la pudicizia
Severi nomi. E qual non suole a forza
Entro a melati petti eccitar bile
Quando i computi vili del castaldo 275
Le vendemmie i ricolti i pedagoghi
Di que s dolci suoi bambini altrui
Gongolando ricorda; e non vergogna
Di mischiar cotal fole a peregrini
Subbietti a nuove del dir forme a sciolti 280
Da volgar fren concetti, onde s avviva
De begli spirti il conversar sublime.
Non per tu senza compagna andrai;
Ch tra le fide altrui giovani spose
Letteratura italiana Einaudi 80
Giuseppe Parini - Il giorno
Una te n offre inviolabil rito 285
Del bel mondo onde sei parte s cara.
Tempo fu gi che il pargoletto Amore
Dato era in guardia al suo fratello Imene;
Tanto la madre lor temea che il cieco
Incauto nume perigliando gisse 290
Misero e solo per oblique vie;
E che, bersaglio a gl indiscreti colpi
Di senza guida e senza freno arciere,
Immaturo al suo fin corresse il seme
Uman che nato a dominar la terra. 295
Quindi la prole mal secura all altra
In cura dato avea s lor dicendo:
Ite o figli del par; tu pi possente
Il dardo scocca, e tu pi cauto il reggi
A certa meta. Cos ognor congiunta 300
Iva la dolce coppia; e in un sol regno,
E d un nodo comun l alme strignea.
Allora fu che il sol mai sempre uniti
Vedea un pastore ed una pastorella
Starsi al prato a la selva al colle al fonte: 305
E la suora di lui vedeali poi
Uniti ancor nel talamo beato
Ch ambo gli amici numi a piene mani
Gareggiando spargean di gigli e rose.
Ma che non puote anco in divini petti 310 [ Pobierz całość w formacie PDF ]